Zeynep Köylü (1978), una delle poetesse più interessanti del panorama turco attuale, ha studiato Comunicazione televisiva e radiofonica ad Ankara e Sociologia a Istanbul, dove vive. Ha pubblicato tre raccolte di poesia, Son Arzum Gül ve Kedi (“Mio ultimo desiderio: una rosa e un gatto”, 1998) e ?lk A?ac? Öperek (“Baciando il primo albero”), pubblicato nel 2007 dalla prestigiosa casa editrice Everest Yay?nlar?. Il suo ultimo libro è Y?rt?l?? (“Lacerazione”, 2017). Le sue poesie sono state tradotte in italiano, inglese, francese, neerlandese, lituano, bulgaro e mongolo. Zeynep Köylü
Tre poesie
(Traduzione a cura di Nicola Verderame)
Da ?lk A?ac? Öperek (“Baciando il primo albero”, 2007)
Zan
zamandan önce do?dum. bir avuç sesti ömrüm
gölgemin izi kald? karanl???n a?z?nda
aynada haritas?z unutmu?tum denizi
annemin gö?sünde eskiyen a?kt?m
ben günah i?ledikçe incelmi?ti arz
döndüm! kabileydiniz çok yüzlü bir çarm?hta
beni de terk ederken bir tanr?yla aldat?n
hiçbir sesi sevmedi a?z?mdaki uçurum
serçelerin duas?yla büyümü?tüm bir gece
avlunuzun k?z?yd?m. çok denedim ölmeyi
her sokak sevi?imde kanard? bileklerim
rüzgârsa içimdeki en eski büyücüydü
onar?rd? çöllerde k?r?lan asas?n?
gölgeme ba?da? kuran ay perisiyle
masallar ki o eksik gölgemden kalm??lard?
yüzümün yitti?ini söyledi?inde babam
bendim gökyüzünün son gördü?ü uçurtma
adanm?? bir kuyuydum odalar?n yas?na
?rmaklar hiç dönmedi. oysa döndüm
k a b i l e y d i n i z
zaman ?imdi zan alt?nda
Sospetto
prima che il tempo nascesse sono nata. un pugno di suoni
era la mia vita. l’impronta dell’ombra mia
restò sulla bocca del buio
nello specchio, senza mappa, avevo dimenticato il mare
ero l’amore che invecchiava sul petto della madre
la terra si assottigliava a ogni mio peccato
ritornai! eravate la tribù sul crocifisso sfaccettato
se mi abbandonate, tradite me con un dio
l’abisso nella mia bocca non amò alcun suono
in una notte ero cresciuta alle preghiere della rondine
ero la figlia del vostro cortile. mille volte provai
la morte, mi sanguinavano i polsi per ogni vicolo amato
e il vento era in me il mago più antico
riparava la bacchetta rotta nei deserti
con la fata lunare china sulla mia ombra
la mia vecchia ombra si lasciò indietro delle fiabe
quando mio padre mi annunciò
la scomparsa del mio volto
ero io l’ultimo aquilone visto dal cielo
un pozzo destinato al pianto delle stanze, io
i fiumi non tornarono più. ritornai,
v o i l a m i a t r i b ù
adesso è il tempo il sospettato
Da Y?rt?l?? (“Lacerazione”, 2017)
Harabelerin dü?ü
Gobi Çölü’nün zamans?zl???nda,
harabelere…
yüzüm uzak bir aynadan dü?üyor
bir nehir parças?ndan bakt?m gö?e
çölde geni?ledim. otlar saçlar?ma t?rmand?
atlar?n uykusunda büyüdü gölgem
burada yaln?zl?k yok
saatlerden kaç?r?lm?? zamanlar
bir ta??n alt?ndan gömülüyor uzaya
kabu?um k?r?l?yor. bir bak??la uyan?yorum
ellerini uzat?yor f?rt?na
okyanus yoklu?uyla ürperen ku?lar
dönüyor topra??n çatlayan sesini
yeralt?nda konu?uyorlar
dilsiz ay’la
geçmeliyim gövdemin ortas?ndan
kanatland? kar?nca. ?imdi da?lar? geçiyor
bir pencere aç?l?yor senden –ya?mur kuyusu
yollar? s??d?r?yor kirpinin bo? kabu?una
arz’?n gözleriyle bakt?m
yakt?m kanatlar?m?
güne?ten önce ko?mal?y?m tarlalara
?imdi kesik bir suyum yol k?y?s?nda
kelimelerden evvel gördüm ac?y?
kemiklerin içindeki rüzgâr
dola??yor arkas?nda son dualar?n
k?rm?z? kum
gömüyorum yüzümü
sesleri dinliyorum ayaklar?ndan
tarlaku?u k?m?ld?yor –ey lama ey lama
açamam gözlerimi karanl??a ey
çölde ?slan?yorum. bir yaprak kal?yorum
ate?ten dönenlerin gizledi?i harita
aç?l?yor yüzümde
harabelerin dü?ü
zaman dü?tü
Il sogno delle rovine
nell’eternità del deserto del Gobi
alle rovine…
cade il mio viso da uno specchio lontano
guardavo il cielo dal frammento di un fiume
e nel deserto mi espandevo. fili d’erba mi scalavano i capelli
nel sonno dei cavalli cresceva la mia ombra
qui non è solitudine
istanti sottratti all’orologio
sono sepolti nello spazio sotto i sassi
si rompe il mio guscio, mi risveglia uno sguardo
il fortunale allunga la mano
gli uccelli tremano all’assenza degli oceani
ritornano, parlando nel sottosuolo
del terreno che s’incrina
con la luna senza lingua
ecco, devo attraversarmi il corpo
la formica ha spiccato il volo, ora percorre le montagne
una finestra da te si apre – il pozzo d’acqua piovana
fa stare i cammini in un guscio di riccio
osservavo con occhi di terra
bruciandomi le ali
prima del sole dovrò correre agli orti
adesso sono un rivolo secco sul ciglione
prima di ogni parola ho visto il dolore
il vento traversare le ossa
e vagare dietro l’ultimo inno
sabbia rossa
mi seppellisco il viso
ascolto il suono dei tuoi piedi
l’allodola fa un cenno – oh lama oh lama
non posso aprire gli occhi al buio, oh!
nel deserto mi bagno. resto ferma, una foglia
e la mappa celata da chi torna dai fuochi
si schiude sul volto mio
il sogno delle rovine
è il tempo che rovina
Ada ve Sebastian
Sebastian atlara bak
Terk-i Dünya’n?n terkisindeler
bir ç?plak a?ac? öp ve b?rak
denizle çevriliyim. ta?lar?m?n alt? suskun
yüzleri kayboluyor suda
boyunlar? uzuyor topra??na gövdemin
yaln?zl???m kar?ncalara yava?
bir u?ultu saklam??t?m kimsenin bak???na
harfleri duydu?umda aç?l?yor ellerim
hep gittiler içimden. keskin ve uzak
gö?ün bak???yla kald?m
Sebastian sen de bak
k?p?rd?yorum ara s?ra
yürümeyi ö?rendi?imde atlar ç?ld?racak
onlar?n gölgeleri canl?. ben suda bir hayaletim
geceleri dola??yorum cehennemimde
ku?lar saçlar?mda uyumu?. görüyorum
derimin alt?nda böcek sesleri
yazd???m? bilmiyorlar. sus!
?urdaki kuru yapra??n alt?na bak
yoku?umda sesleniyorlar bana
uza?a bak?yorlar gözlerimi unutarak
belimde bükülen güne?te
geçmi? ac?yor. terk edilmi? bir avlu
zamana söyle damarlar?mdan geçsin
ölü k?rlang?çla konu?tum demin
Sebastian gözlerimi aç
yeralt?mda yaz?l?yor atlaslar
L’isola e Sebastian
per Sebastian Boulter
Sebastian, guarda i cavalli
nell’abbandono del monastero di Terk-i Dunya
bacia un albero nudo e lascia che sia
io sono circondata dal mare, è quiete sotto i miei sassi
nell’acqua si dissolve il loro volto
le nuche loro si stendono sulla terra del mio corpo
la solitudine mia rallenta al passare delle formiche
ho nascosto un mugolio negli sguardi di nessuno
al sentire le lettere si sono dischiuse le mie mani
tutti sono partiti da dentro di me, affilati e distanti
lo sguardo del cielo mi è rimasto accanto
e guarda anche tu, Sebastian
di tanto in tanto io fremo
imparerò a camminare, i cavalli s’infurieranno
le loro ombre sono piene di vita, io sono uo spettro sulle acque
di notte io vago in un inferno tutto mio
gli uccelli ormai dormono fra i miei capelli, mi vedo
sotto la pelle il suono degli insetti
ignari che stia scrivendo, shhh!
osserva sotto la foglia secca, là
mi chiamano dalla mia altura
e guardano lontano, immemori dei miei occhi
nel sole che mi cinge i fianchi
dà dolore il passato, un chiostro abbandonato
dì al tempo di passarmi fra le vene
un attimo fa parlavo alla rondine morta
aprimi gli occhi Sebastian
gli atlanti si compongono nel mio sotterraneo.
Nicola Verderame (1984) è Doctoral Fellow presso la Berlin Graduate School Muslim Cultures and Societies, dove conduce una ricerca sull’architettura ottomana. Ha curato il libro bilingue di Tugrul Tanyol Il vino dei giorni a venire – Poesie scelte 1971-2016 (Ladolfi, 2016), insignito del premio Benno Geiger 2017 sezione giovani, e gestisce il blog “Defter – Poesia turca contemporanea” dedicato ai poeti viventi che si esprimono in turco. Per Atelier ha tradotto: Tu?rul Tanyol; Mehmet Yashin; Selahattin Yolgiden; Cenk Gündo?du; Ayshe Rubeva, Manuel Becerra Salazar, Gonca Özmen.
Fotografia proprietà dell’autrice.