Gonca Özmen
(inediti)
traduzione dal turco di Nicola Verderame
A?z?nd?
A?z?nd?
C?plak duvar, mahrem kap?
A?z?nd?
Do?mam?? dizeler getirip b?rakt?
?klim de?i?tirdi otlar kendili?inden
Gördüm a?z?n yaprak k?rg?nl???
A?z?nd?
Y?k?lan ceviz a?aclar? gibi
Tüm sesleri toplay?p gitti
A?z?nd?
Sokak çocu?um, eksik go?um
A?z?nd?
Ve çocuktuk hala sevi?irken
(iki oyun aras?)
Era la tua bocca
Era la tua bocca
Parete nuda, porta proibita
Era la tua bocca
A lasciare tracce di versi non nati
L’erba selvatica ha cambiato clima da sé
Ho provato la foglia amara della tua bocca
Era la tua bocca
Alberi di noci abbattuti
A radunare le voci e fuggire
Bambino mio di strada, mio cielo incompleto
Era la tua bocca
e ancora ci amavamo da bambini
(ma fra due giochi)
Say Ki
Bulan???m hayli. Say ki Thames.
Say ki ç?plak bir kad?n?n önünde azal?yor akl?m
Say ki ko?uyorum lamalar?n aras?nda
Say ki gitgide uzad? bacaklar?m tarihe dolanmaya
Say ki çapakl? bir dilde konu?ur buldum kendimi bu sabah
Say ki k?rm?z? hal?lar?n üzerinde iki sarmal
hangisine dü?sem seçemedi?im
Say ki arad?m seni bir gecenin ortas?
daha da yoksunla?al?m m? dedim
daha da korkakla?al?m m?
Say ki herkesler ötekiler oldular birden
Bayku? k?l???nda geldi bu ?iir de
Donu dü?ük bir sözcü?ün
Donunu kald?rmaya u?ra?t?m gün boyu
Pembe ojeli k?z ellerini içime soktu
Abartm?yorum
Yaln?zl?ktan bir di?im daha ç?kt?
Abartm?yorum
Say ki f?rf?rl? bir duyguda as?l? kald?m
Say ki sahiden beni beni sahiden leylekler getirdi
dünyan?n bu ucuna
Say ki yirmisiyle de sevi?tim arka arkaya
Her ?ey arkada kald?
inleyerek ve gerinerek
Bir yolun da kar??dan kar??ya geçme hakk? vard?
Say ki dibini boylam?? bir resimden yürüdü Ada
sadece onun olan efsunlu kokusuna
Say ki üç kuru?a satt?m kendimi o uçuruma
Say ki omzuna bir ku?, dalg?nl???na bir ta? sektirmi?im
yoklu?una kibritler
Say ki biri ilk defa yürümü? benimle yan yana sonsuza
Ben ona horoz ?ekeri emen ?iirler yazm???m ilk defa
I??kl? bir ?eylere benzemi?iz giderek
c?v?lt?l? bir ?eylere
Bir rüzgârgülü sonsuz dönmü? a?z?m?zda
Bir zebra f?rlam?? benden
?stanbul’a gece uçaktan bakmak gibi olmu?um
alçald?kça büyüyen ve büyüyen
Metti che
Torbido mio estremo: Metti che il Tamigi.
Metti che la mia mente plani ai piedi della donna nuda
Metti che una corsa fra i lama
Metti che le gambe si allunghino avvinghiando la storia
Metti che stamani mi trovi a parlare una lingua cisposa
Metti due spirali sui tappeti rossi
e non decidersi su quale cadere
Metti che nel cuore della notte ti cerchi
e ti chieda di privarci sempre più
farci timorosi sempre più
Metti che d’un tratto tutti si trasformino in altri
E giunga questa poesia nell’abito della civetta
Una parola si è denudata e io
Un giorno intero ho cercato rimedio.
La ragazza dallo smalto rosa affonda le mani dentro di me
Non esagero
Mi spunta un dente nuovo dalla solitudine
Non esagero
Metti che resti sospesa a un sentire ricco di balze
Metti che davvero una cicogna mi ha portata,
così, proprio io a questa fine di mondo
Metti che ne abbia amati venti, uno dopo l’altro
E tutto sia rimasto indietro
gemendo e stridendo
La strada aveva il diritto di unire sponda a sponda
Metti che da un dipinto inabissato Ada sia venuta
verso il profumo fatato che è solo suo
Metti che per due soldi mi sia venduta a quell’abisso
Metti che facevo saltare l’uccello sulla tua spalla
un sasso piatto sulla tua aria assorta
fiammiferi sulla tua assenza
Metti che un uomo mi cammini accanto per sempre
l’uomo cui per la prima volta avevo scritto
versi che leccano galletti di zucchero
E avanzando si finisce per somigliare
a bagliori
a trilli d’uccelli
La girandola ci volteggia in bocca senza sosta
Una zebra si lancia fuori di me
sono uno sguardo aereo sulla notte d’Istanbul
più la quota s’abbassa
più cresco e cresco
Melez
Dante okudum bir erke?i soydum beyaz
Usul uslu uzand?m borçlar?m? sayd?m
Yiti?im çok, avuntum bol, günah?m güzel
Bak?n i?te çal? ç?rp? kald?m
Ku?lar? sordum ormana dald?m beyaz
Üstümü ba??m? al?p ç?kard?m
Ne de güzel durdum omzunla ak?am aras?nda
Uzun uzak hatmilere bakt?m
Dante okudum bir askeri öptüm beyaz
Bütün kasaba uykuda gibi bir zaman
Att???n ta??n yank?s?yd?m geri döndüm
Dünya bazen, bazen dünya sadece bir kan
Oturdum sonra susacak bir a??z buldum
Kar??m??t?k kimsesiz ve beyaz
Kitab?m, kutsal?m, melez çocu?um
Ben sendendir kötü koktum
Dante okudum bir devleti vurdum siyah
Meticcio
Leggevo Dante, bianco era l’uomo che svestivo
Mi stendevo a fare i conti
Tante le perdite, i guadagni molti, dolci i peccati
Guardate quanti sono adesso i miei frammenti
Domandavo agli uccelli, bianco il bosco in cui affondavo
Di dosso mi toglievo tutto e uscivo
Era tanto bello fermarsi fra la sera e la tua spalla
Fissare lungamente le altee lontane
Leggevo Dante, bianco il soldato che baciavo
Nel tempo del sonno per tutto il villaggio
Ero l’eco della pietra lanciata da te e tornando
Il mondo a volte, a volte il mondo è un piccolo sangue
Mi sedevo per trovare una bocca da tacere
Ci siamo mescolati noi, soli e bianchi
Mio libro, libro mio sacro, figlio mio meticcio
Il mio odore è cattivo e tuo
Leggevo Dante, nero era lo stato che colpivo
Gonca Özmen nasce nel 1982 a Burdur, nel sud della Turchia. Si laurea in Lingua e Letteratura Inglese all’Università di Istanbul nel 2004. Pubblica le prime poesie nel 1997 all’età di 15 anni e nello stesso anno gli viene conferito il premio Ya?ar Nabi Nay?r come migliore esordio. Nel 1999 vince l’Ali R?za Ertan Poetry Prize e l’anno seguente pubblica la sua prima raccolta, Kuytumda ( nel mio angolo) e immediatamente premiata col Orhon Murat Ar?burnu Poetry Prize. Seguono in modo continuativo una serie di premi ed onorificenze tra i quali il premio Homeros nel 2005 per il saggio Edip Cansever. Nel 2008 pubblica la seconda raccolta, Belki Sessiz (Silenzioso forse). Collabora a innumerevoli testate giornalistiche e riviste letterarie ed è traduttrice. Dal 2000 vive a Istanbul.
Fotografia di proprietà dell’autrice