© Fotografia di Mauro Terzi
© Fotografia di Mauro Terzi

Federico Carrera – Inediti

 

Federico Carrera (Modena, 2000), laureato in Lettere Classiche e in Italianistica, studia ora Filologia Classica all’Università di Bologna. Appassionato cinefilo, ha realizzato diversi cortometraggi disponibili sul suo canale YouTube. In poesia, ha pubblicato le raccolte Frammenti di noia (2019) e Tentativi di vita (2021 – Premio Mauro Maconi 2022). Collabora da diversi anni con il Poesia Festival delle Terre dei Castelli ed è nella redazione di «Poesia del Nostro Tempo». Suoi testi sono apparsi su alcune riviste e blog online.

 

 

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Bruxelles

 

In una camera pietosa abbiamo
dormito, spalla a spalla, mentre
il silenzio ci divorava lentamente
e il tuo corpo s’insinuava piano
dentro la mia penna, ad abitare
continuamente la mia testa.

La storia ci passava accanto,
non sembravamo farci caso.
Bombardati o messi a ferro e fuoco,
comunque sembra troppo poco
il tempo così trascorso, assieme,
guancia a guancia, mentre altrove

divagava la mente. Era destino,
forse, che non fossimo destinati
a dirci amanti – o anche solo tanto
innamorati da perderci la testa
e darci un bacio dietro l’altro,
ad aspettare un senso che adesso

ancora non ci arriva e – ti prego,
non spegnere il telefono, non
negare il possibile. Leggi l’ultimo
messaggio e poi ti aspetto:
la clessidra scocca, questo tempo
non mi sembra ancora infinito.

 

 

*

 

Sulla piazza, nell’ora di punta.
Passanti curiosi, bimbi in gioco
e un tale che forse conosco,
che passeggia e si muove
lento tra le cose. Una musica
confusa, un’espressione di stupore,
una ciclista che si appoggia
alla canna e beve, di fronte
alla chiesa.

Nell’ultimo sole, sgomento,
osservo
la vita farsi romanzo.

 

 

*

 

Assisi

 

Oppure non importa l’ora
in cui si sveglia il cane.
Sembra che il sole qui
non sorga all’alba, ma nel tempo
del grano, quando tutto
è vero e senza dubbio
è assente il periodo ipotetico
della certezza logica

al di là del fiume, poi,
si trova il monte e quindi
l’insieme di mura e di torri

nel viavai turistico si trova
una suora una crocifissione
un pezzo di pane – è complicato
spiegare il divino l’inspiegabile

piegare la sintassi al senso
riuscire a scavallare il muro
del vuoto soltanto quando
si vuole, col tempo.

 

 

*

 

Agrigento

 

In questi anni di passaggio
mentre il mondo cambia,
diventa verde o marcisce,
cosa contano le parole
dei poeti? – mi chiedo
ticchettando il biglietto
del parcheggio, fuori
un vento vela le cose
di sabbia fina e fastidiosa,
in radio suona Cat Stevens,
tu non mi ami, non più,
e Agrigento mi ricorda
quelle città in palline vetrate
in cui tutto è immobile
e la storia sembra non passare:

 

 

*

 

Pare proprio Hemingway a vederlo
quel vecchio che siede sulla sabbia
qui dove s’incontrano i due mari
e osserva attento i suoi cani –
scantonando poi la prima duna
cessa il vento e piomba addosso
un silenzio che è commosso…

Qui dove i treni ancora fischiano,
tutto è lontano, tutto è rimosso
e nel lento respiro del mare,
sul filo bollente dell’acqua
abbagli di un sole intravisto
tra le dita di una mano,
e onde riflesse si riflettono
lungo il solco del suo sguardo
e io penso che in me contengo
geografie così contraddittorie,
mentre il vento mi consuma,
sepolta sabbia e lieve bruma –
di quella rara e mai intravista
lungo una proda così azzurra –
nel silenzio distante di un’isola
qui dove impossibile è la fuga.

 

 

*        *        *

 

© Fotografia di proprietà dell’autore.