Alberto Bertoni è nato a Modena nel 1955 e insegna Letteratura italiana contemporanea e Poesia italiana del Novecento nell’Università di Bologna. A lui si devono diversi saggi e volumi di argomento novecentesco. In particolare, conviene ricordare i cinque libri curati per le edizioni del Mulino fra il 1987 e il 2023. Per i Meridiani Mondadori ha curato nel 2010 l’edizione dei Romanzi di Alberto Bevilacqua. In poesia è autore fra l’altro de L’isola dei topi, pubblicato da Einaudi nel 2021 e vincitore del Premio Carducci 2021 e del Premio Pontedilegno 2022, e di Ricordi di Alzheimer, che – fra il 2008 e il 2024 – ha avuto quattro edizioni per Book Editore.
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Da Avvistamenti, inediti 2024.
Al bar, una domenica di freddo
Ci scambiamo i saluti troppo presto
e al momento del congedo
appena finito il caffè
non sappiamo se sia il caso
di aggiungere ancora una parola,
la barista e me,
sospesi in un vuoto
di contemplazione dell’arredo,
il vermut d’altra epoca,
la vetrina delle paste
e dolciumi a caro prezzo ammonticchiati
in vasetti disuguali
Lì fuori,
sibila un aereo in atterraggio
e si affollano petali di ghiaccio
alla fiera dei fiori
disposti un po’ a casaccio
in questo primo freddo di marzo
che mi sembra
inquietare come il canto
incrinato di un’alba, quando
I fiori vengono in dono e poi si dilatano
[L’ultimo verso è di Amelia Rosselli]
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In gran segreto
Va bene, ok, li ritrovi
subito e per caso
nell’intercapedine tra freno a mano e cambio
gli occhiali griffati
che chissà cos’avrei
dovuto inventarmi
per spiegare come per colpa di chi
ma soprattutto quando
fosse andata a finir lì
la prova del teatro
Col suo bassorilievo di brillanti
per fortuna falsi
le lenti appena oblunghe
e le stanghette invece larghe
come se a dimenticarle
fosse stato in persona Ray Charles, del quale
perfetta fu la voce
ma poligamico è dir poco
di lui coi suoi dodici eredi
da sette spose differenti
Tutt’altro dalla tua
indefettibile monogamia
e anche un pochino dalla mia
sagoma a tinte rugginose
che sbuca in lontananza
e lentamente avanza
a incontrare un incedere flessuoso
nel momento più rischioso
del nostro nuovo incontro dopo anni
su uno sfondo di pioggia
e un non luogo di passaggio
tra le residenze protette dei pochi matti
riconosciuti ancora oggi come tali
in un verde giallastro di sterpaglie,
vialetti invasi dalle erbacce
e rami mai potati
che incombono sulla tua mise perfetta
di sciarpa bianca
lunga fino all’orlo del cappotto
e maglia scura a collo alto
con tanto di citazione letterale dei ‘70
che insieme per segmenti infinitesimi
pure abbiamo abitato
a colpi di risate e prorompenti
scambi di parole
con qualche bacio sparso,
tu in modo impeccabile stirando
le labbra agli angoli
e i capelli che sembrano fiorire
ancora neri o quasi sulle righe
sghembe di un inverno
lontanissimo, proibito
Eppure non hai torto
a dire che non so
schierarmi neanche adesso coi più deboli,
le loro sacrosante lacrime
e gli sguardi feriti come cervi
pazzi oltre il parabrise
che schizzando dal muro delle auto
per un attimo ci assediano
tana e pensiero d’abitacolo
Col loro ombrello nero
tutt’uno con il cielo
questa polvere di gelo
sul vecchio sentimento
che anche oggi faccio nostro
in gran segreto
*
La partita
La forza non è molta,
quel che capita capita
e com’è andata la giornata
è la domanda
mentre tiri la palla
in avanti, dritta per dritta
senza pensare alla traiettoria
alla minuscola storia di ogni lancio
Il collo destro non è male,
produrrà una fitta
di aspro disagio
al portiere che lo vede arrivare
come ascesi divina, quel taglio
imprendibile nell’aria
Ma dell’altro,
del mediano che fra tanti
ti prende di mira la caviglia, s’ingegna
a ogni costo di sopprimere
il tuo desiderio d’eleganza,
sarai la coscienza critica
lo stile remoto il morire con lui
sull’ultima finta
Prima che finisca
la partita
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© Fotografia di Dino Ignani.