POESIA E ARTE 2016 – Il respiro della poesia internazionale ad Europa in Versi
L’antologia che, come frequentemente accade, si pone a suggello dell’edizione di un festival letterario, assume il ruolo di consuntivo del lavoro degli autori e dei contributi ospitati e quindi non si può esimere da una certa funzione catartica e cerimoniale: una forma di congedo particolarmente elaborata.
Non è questa la sensazione che si ricava da POESIA E ARTE (iQdB edizioni), che raccoglie una parte dei testi presentati nel corso dell’edizione 2016 del FESTIVAL EUROPA IN VERSI (che annualmente si tiene a Como, Villa del Grumello, nelle giornate del 29-30 aprile). Lo impedisce la natura dialettica dell’accostamento voluto ogni anno, e con voci sempre nuove, dal presidente della Casa della Poesia di Como, Laura Garavaglia, anima e mente dell’organizzazione del festival, che nel 2017 taglierà il traguardo della sua settima edizione. Da una parte alcuni dei nomi più significativi della poesia contemporanea italiana e in dialetto –nella fattispecie Franco Buffoni, Umberto Fiori, Basilio Luoni e Vito Trombetta- dall’altra alcune voci importanti a livello internazionale, ma spesso ancora poco conosciute in Italia, come: Michael Harlow dalla Nuova Zelanda, Markus Hediger dalla Svizzera, Saied Hooshangi, poeta iraniano residente in Spagna, Milan Richter dalla Slovacchia, William Wolak dagli Usa. Come si vede un respiro ben più che europeo, proseguendo una tradizione di interscambio culturale che anche nelle edizioni precedenti ha accolto provenienze dal Giappone al Cile, passando per il Medio Oriente e il vecchio continente. A quelli di questi poeti sono stati aggiunti nell’antologia i testi più significativi presentati dagli autori selezionati nel corso della prima edizione del Premio Europa in Versi, che nel 2016 ha costituito una lunga premessa all’evento, concludendosi con la cerimonia di premiazione nella serata stessa del Festival, e mettendo fianco a fianco poeti ospiti e premiati sotto l’egida del Presidente di giuria Milo de Angelis –anche di questa iniziativa è già stata varata l’edizione 2017, con scadenza al 28 febbraio-.
Il risultato è una fotografia, per quanto parziale, dello stato dell’arte della poesia; un confronto aperto ad allargamenti potenzialmente illimitati; una provocazione sulla base di confronti stimolanti destinati a far scaturire, proprio dall’accostamento fra diverse modalità di scrittura, forse l’intuizione di nuovi possibili percorsi, ma certo la straordinaria vitalità della parola poetica -genere notoriamente “cenerentola” della letteratura, almeno quanto a venduto e a numero di lettori- che ancora oggi fa da termometro dello stato di malessere e di orgoglio della coscienza umana.
Prima di tutto attraverso una diffusa discorsività, poema in prosa o prosa poetica che dir si voglia, uno stile oggi molto perseguito, che sottolinea il desiderio di raccontare andando oltre la narratività patinata delle immagini, cui ci hanno abituato altri, più potenti, ma superficiali mezzi. Lo specifico della poesia avendo infatti la capacità di combinare le virtù del telescopio e quelle del microscopio: portare in primo piano il ritmo lungo dell’esistenza, quella “radiazione di fondo” che è facile perdere di vista nel quotidiano, ma che non viene mai meno, così come inquadrare il singolo fotogramma del minimo, a volte dell’apparentemente insignificante, per scoprire come dietro di esso si possa celare la metafora di una verità universale.
Da qui al persistere di una vena poetica più lirica e talvolta espressamente visionaria, il passo non è lungo e chi ama la poesia con un linguaggio decisamente più autonomo e una capacità di scavo del mistero dell’interiorità umana troverà nell’antologia sorprendenti esempi che, pur giocando espressamente con la tradizione, sanno comunicare lo stato d’animo del contemporaneo.
Ciò di cui ci si potrà sempre piacevolmente stupire è la possibilità che offre POESIA E ARTE di sfatare un luogo comune: quello della “difficilezza” della parola poetica. La stragrande maggioranza dei testi presentati, infatti, pur senza rinunciare ad un linguaggio identificabile come quello proprio della poesia, riesce nel compito di comunicare i propri contenuti ad un pubblico che non vuole essere quello degli “addetti ai lavori”, ma un’umanità che può facilmente riconoscere in essi i propri stessi dubbi, i propri dolori, i propri pensieri.
Andrea Tavernati