José Ángel García Caballero (Valencia, 1977) laureato all’Università di Valencia in economia e scienze umane, lavora come professore presso le scuole medie. Ha pubblicato le raccolte Llaves Olvidadas (Chiavi dimenticate, Ed. Renacimiento, 2010; XIII Premio Surcos de Poesía) e Buhardilla (Valparaiso Ediciones, 2014) cosí come poesie e recensioni in diverse riviste nazionali e internazionali ed è traduttore di lingua portoghese presentando in spagnolo testi di Jorge de Sena (1919-1978), Manuel Alegre e Nuno Judice.
José Ángel García Caballero
traduzione dallo spagnolo di Marcela Filippi Plaza
REGRESO DESDE EL PIREO
De vuelta, en el metro,
alguien que pudo haber sido pescador, los años se cuelan
en su piel y en su frente, se sienta junto a la ventana y mira
el desgaste de las fachadas que, seguramente, conoce
desde hace muchos viajes. Ahora con sus dedos
da cuenta del trasiego de la luz
sobre las casas con movimientos rituales
que recorren su viejo kombolói.
Pasan las estaciones como pasan pequeñas
iglesias a lo largo del trayecto,
lo observo santiguarse cada vez que las ve:
un movimiento rápido, discreto que baja la mirada y promete la paz
con la memoria. Viene del exilio
de sus manos de niño, las llagas anudadas
a favor de los vientos,
y así entiende la ruina, la fatiga del héroe.
RITORNO DAL PIREO
Di ritorno, in metro,
qualcuno che potrebbe essere stato pescatore, gli anni s’infilano
nella sua pelle e nella sua fronte, si siede accanto alla finestra e guarda
il logorio delle facciate che, sicuramente, conosce
dai molti viaggi. Ora con le sue dita
finisce lo spostamento della luce
sulle case con movimenti rituali
che ripercorrono il suo vecchio komboloi.
Passano le stazioni così come passano piccole
chiese lungo il tragitto,
l’osservo farsi il segno della croce ogni volta che le vede:
un movimento rapido, discreto, che abbassa lo sguardo e promette la pace
con la memoria. Viene dall’esilio
delle sue mani di bambino, le piaghe annodate
a favore dei venti,
e così comprende la rovina, la fatica dell’eroe.
NACIMIENTO
Escribo estos renglones
recordando a Vallejo, porque pienso en los cambios
como ese golpe fuerte repentino
del viento racheado sobre los maceteros del balcón,
es lluvia prometida
hacia el asfalto que fue tierra, que contuvo
raíces y que, por ello, será grieta.
El pájaro que canta por todas las antenas
de la ciudad verá los charcos salpicados
de gotas y rendijas de luz en cada calle,
hay palabras que nunca dijimos y que estiran
del brazo balbuciendo, yo no sé,
pero esta mirada no se empoza de culpa,
sólo celebra muda bajo techos y lámparas
cómo son sacudidas las copas de los árboles,
cómo los meses corren para dar voz y tacto
a la prolongación del agua, que ya es río.
NASCITA
Scrivo queste righe
ricordando Vallejo, perché penso nei mutamenti
come quel colpo forte e repentino
del vento a raffiche sui vasi del balcone,
è pioggia promessa
sull’asfalto che fu terra, che contenne
radici e che, per ciò, sarà crepa.
L’uccello che canta sopra tutte le antenne
della città vedrà le pozzanghere schizzate
di gocce e fessure di luce in ogni strada,
ci sono parole che non abbiamo mai detto e che si allungano
dal braccio balbettando, non so,
ma questo sguardo non ristagna di colpa,
solo celebra muto sotto tetti e lampade
come sono scosse le fronde degli alberi!
Come corrono i mesi per dare voce e tatto
al prolungamento dell’acqua, che è già fiume!
FRONTERA
Este cielo es más alto.
Me extraña su gramática de luces
sobre los quitamiedos.
Respiro detenido,
incapaz del silencio en esta lengua
que ya no me pregunta cuánto tiempo.
Porque en el fondo te hablo de otra guerra,
de sus nuevas canciones
que se gastan igual en mitad de los valles,
de otro Portbou tras una luna táctil
de llamadas perdidas.
Qué rara la intemperie
de estas calles que apenas son paisaje.
Es otra guerra, sí. Triste como la infancia
en un traje invisible,
días que me repiten los vagones de un tren televisado,
esta blanca metáfora de invierno
y la piel sonrosada de tu mano,
como en aquel anuncio.
FRONTIERA
Questo cielo è più alto.
Mi stupisce la sua grammatica di luci
sui parapetti.
Respiro trattenuto
incapace del silenzio in questa lingua
che ormai non mi chiede più quanto tempo.
Perché in fondo ti parlo di un’altra guerra
delle sue nuove canzoni
che ugualmente si disperdono a metà delle valli,
di un altro Portbou dietro una luna tattile
di chiamate perse.
Che strane le intemperie
di queste strade che sono appena paesaggio.
E’ un’altra guerra, sì. Triste come l’infanzia
in un vestito invisibile,
giorni che mi ripetono i vagoni di un treno teletrasmesso,
questa bianca metafora d’inverno
e la pelle rosea della tua mano,
come su quell’annuncio.
José Ángel García Caballero (Valencia, 1977) laureato all’Università di Valencia in economia e scienze umane, lavora come professore presso le scuole medie. Ha pubblicato le raccolte Llaves Olvidadas (Chiavi dimenticate, Ed. Renacimiento, 2010; XIII Premio Surcos de Poesía) e Buhardilla (Valparaiso Ediciones, 2014) cosí come poesie e recensioni in diverse riviste nazionali e internazionali ed è traduttore di lingua portoghese presentando in spagnolo testi di Jorge de Sena (1919-1978), Manuel Alegre e Nuno Judice.
Marcela Filippi Plaza (1968) è una traduttrice cilena che vive in Italia, i cui studi e traduzioni hanno contribuito in maniera importante alla diffusione della letteratura latinoamericana, spagnola e portoghese in Italia. Il suo alto grado di conoscenza delle lingue romanze e dell’inglese le è servito per poter sperimentare anche nuove attività editoriali. Ideatrice del progetto delle antologie bilingue Buena Letra 1 (2012) e Buena Letra 2 (2014) di scrittori ibero-americani tradotti per la prima volta in italiano, e della collana bilingue Fascinoso Verbum che, nei primi tre volumi, comprende il poeta e critico letterario italiano Domenico Cara “Ciò che si scorge nella diversa macchia: espiazioni, relitti ignei, passioni, obliqui umori”, la poetessa cilena Jeannette N. Catalán Sogno e poi sono, e il poeta spagnolo Miguel Veyrat La ragione del merlo. Attualmente si sta occupando della traduzione di poesia medievale italiana, che farà parte in futuro di una pubblicazione d’elite. Inoltre, sta preparando l’antologia bilingue Letras (ex Buena Letra), e l’antologia trilingue (portoghese,spagnolo, italiano) per la collana Letras che includerà i più prestigiosi poeti portoghesi contemporanei. Per Atelier ha tradotto Edmundo Herrera, Marta López Vilar.