Evgenij Evtušenko. – Poeta russo (n. Zima, Siberia, 1933). Tra i poeti più significativi della generazione successiva alla morte di Stalin, ha unito nella sua opera la rivendicazione della libertà di espressione e la denuncia del perdurare, oltre la scomparsa del dittatore, dello stalinismo. Dal 1993 insegna letteratura russa all’università di Tulsa (Oklahoma). Nel 2006 ha ottenuto il Premio Librex Montale.Lettera a Vittorio Gassman è un testo inedito donato appositamente per Atelier (nella trascrizione inglese si è rispettata l’ortografia dell’originale, speditoci via fax)
Evgenij Evtušenko
“Lettera a Vittorio Gassman”
(inedito)
traduzione dall’inglese di Marco Bini
LETTER TO VITTORIO GASSMAN
I was teaching Italian Cinema in New York,
but once I slippend on it,
like on a watermelon peel.
Once, two retired American grannies,
but anyway my students,
scared, that they could be called decadents,
panicking, snuck out of my cinema class,
after seeing the Italian film “Surpasso”,
which shoked them,
as a something frivolous like “harassment”.
It happened there, when exhibiting his muscles of macho,
was making fun on the beaches one “donaiolo”
(in Italian it means “womanizer”), symbolizing himself
incarnation of “donaiolism”
which in the USA sounds
more frightening then “socialism”.
I try to guess –
probably, these distinguished old ladies
secretely wanted to give themselves to Gassman,
but understood that it is too late for their age?
They were traumatized. Probably, very seriously.
After inspiring exhibit
on the blown up muscles of the machos on the beach
after popping up some private parts of the jigolos
under male bikinis,
two old ladies feverishly trembling,
came to the department of linguistics
and furiosly asked of the chairman
compensation for the moral damage
that the film had done to them.
But hiding in his armchair,
beneath the faceless mask of “chairman”,
was the face of a poet,
who, happily for me,
was the Italian Peter Caravetta.
And I knew that I was saved.
And he exclaimed in a passionate splash:
“My dearest ladies!
Did you really dislike such a beautiful man as Gassman?”
And what happened next?
Looking into each other’s eyes
these two nice old ladies blushed
like innocent girls.
Vittorio “the one and only” Gassman:
for you it was easy to be inflamed,
and very difficult to be extinguished.
Of course, it is dangerous to overtake the others,
but is deadly boring to live without Sorpasso!
Vittorio, I am longing for you.
Death can not overtake us-
we shall overtake death.
You chose for yourself such a great life
that you are no more living in the world of the dead,
and you are no more dead in the world of the living.
You were much more than only
il donnaiolo, istrione, lady-killer, celebrity.
Vittorio, like two storms we thundered in tandem,
reading poetry together in the Opra di Roma,
striking in Italian, in Russian, in competitive duet
being both as one poet.
O, if only you did not slip off the edge of the stage…
What is immortality? It is… Sorpasso!
And let’s go, with wheezing siren blaring,
into the universe, full of our beloveds,
where nobody is forgetting,
where there are no ex-loves or no ex-friends.
And I want to sit next to every-young Trentinyan
and you desperately curious and reckless,
like you, beautifully crazy driver,
buth with one difference-
my reckleness will not
bring death to anyone.
Even accidentally.
(traduzione dall’inglese di Marco Bini)
LETTERA A VITTORIO GASSMAN
Insegnavo a New York cinema italiano,
ma una volta ci ho fatto uno scivolone
come su una buccia di banana.
C’erano due nonnine, pensionate americane
e mie allieve tuttavia,
che temendo di sembrare inattuali
nel panico sgattaiolarono dall’aula
dopo la proiezione de Il sorpasso,
un turbamento per loro
perché così superficiale, quasi una molestia.
Accadde nella scena della spiaggia. I muscoli
da macho in bella mostra, prendeva in giro un donnaiolo
(si dice in italiano di un casanova), incarnandosi lui
stesso nell’immagine del donnaiolismo
che in America suona
persino peggio di socialismo.
Mi viene da pensare,
non è che in segreto queste distinte signore
volevano buttarsi tra le braccia di Gassman,
sentendosi però ormai troppo in là con gli anni?
Davvero, erano traumatizzate, e forse seriamente.
Dopo la stimolante esibizione
di muscoli guizzanti dei macho sulla spiaggia,
dopo il protendersi di forme intime
di muscoli guizzanti
sotto gli slip dei bellimbusto,
due attempate signore, frementi febbrilmente,
arrivarono al dipartimento di Linguistica
chiedendo rabbiosamente soddisfazione
al direttore per i danni morali
che il film aveva loro procurato.
Ma sprofondato nella sua poltrona,
nascosto dalla maschera di sfinge da direttore
c’era il volto di un poeta,
che per mia buona sorte
era Peter Caravetta, italiano.
Così seppi di averla fatta franca.
Esclamò in uno slancio di passione:
«Care mie signore!
Davvero non gradiste un pezzo d’uomo come Gassman?»
E dopo viene il bello.
Guardandosi negli occhi
le due care vecchie signore arrossirono
come ragazzine.
Vittorio Gassman, l’unico e il solo,
eri facile ad accenderti
e difficile era spegnerti.
Si sa che è pericoloso superare gli altri,
ma che noia la vita sarebbe senza un Sorpasso!
Vittorio, vorrei averti qui.
La morte non può sorpassarci,
ma noi possiamo farlo con lei.
Ti sei scelto una vita così grande
da non vivere più nel mondo dei morti
e non essere più morto per il mondo dei vivi.
Eri davvero molto più che un semplice
donnaiolo, un istrione, sciupafemmine e celebrità.
Vittorio, come tempesta in coppia esplodemmo
leggendo assieme poesie all’Opera di Roma,
menavamo fendenti in russo e italiano, un duetto
a superarci, eravamo un sol poeta.
Oh, se tu non fossi scivolato via dal palco…
Che cos’è l’immortalità? È… un Sorpasso!
Vittorio, sto arrivando lì da te
con un salto nello schermo, nel Sorpasso,
in quella buffa macchina spompata e polverosa,
ammaccata e mezza sfatta
che ancora sorpassa tutto e tutti ovunque
perché l’immortalità è un Sorpasso!
Dunque andiamo strombazzando a tutto spiano
verso l’universo dove stanno i nostri cari,
dove nessuno viene dimenticato
e nessuno dimentica nessuno,
dove non ci sono ex amanti, o ex amici.
Mi siederò accanto al sempre giovane Trintignant
e sarò disperatamente curioso e spericolato
come te, guidatore meravigliosamente folle,
con una sola differenza:
il mio sprezzo del pericolo
non ucciderà nessuno,
neppure incidentalmente.
Evgenij Evtušenko. – Poeta russo (n. Zima, Siberia, 1933). Tra i poeti più significativi della generazione successiva alla morte di Stalin, ha unito nella sua opera la rivendicazione della libertà di espressione e la denuncia del perdurare, oltre la scomparsa del dittatore, dello stalinismo. Dal 1993 insegna letteratura russa all’università di Tulsa (Oklahoma). Nel 2006 ha ottenuto il Premio Librex Montale.Lettera a Vittorio Gassman è un testo inedito donato appositamente per Atelier (nella trascrizione inglese si è rispettata l’ortografia dell’originale, speditoci via fax)
Foto tratta da www.telegrafis.org