9.

I poeti possono sovvertire l’ordine innaturale delle cose

I

Non ridete di me

quando diranno che albeggiavo il giorno

inspirando notti con il sonno

o che ammucchiavo alberi in fascine

affastellando versi nel cortile

non ridete

ero già via da un pezzo

mentre voi mangiavate seiton e poesia

io masticavo Shelton e pazzia

un giorno Rilke s’approfittò di me

non denunciai, nessuno seppe mai

che di quel verso poi m’innamorai

c’è chi va via

quando restare è solo un’eresia

tribune e spettri ho frequentato mai.

II

Mentre stiamo a guardare

la morte passarci accanto

prezzoliamo l’amore

senza alcun rimorso

vendette in stallo

sparano bestemmie

colpendo a vuoto dove

non c’è più niente

mentre stiamo a guardare

chi tornerà a trovarci

a piantumarci un fiore in mezzo agli occhi –

quando a novembre

di ghiaccio avremo neve tra le tempie

saremo già di radica coperti

e all’asta venderanno i nostri spettri?

III

Ci sarà un giorno in cui

i morti sfileranno per le strade

s’apriranno i viali

tra i guaiti delle bare

in cui i vivi presero posto

loggioni appaltati

in cambio d’un osso

privo del midollo.