I poeti possono sovvertire l’ordine innaturale delle cose
I
Non ridete di me
quando diranno che albeggiavo il giorno
inspirando notti con il sonno
o che ammucchiavo alberi in fascine
affastellando versi nel cortile
non ridete
ero già via da un pezzo
mentre voi mangiavate seiton e poesia
io masticavo Shelton e pazzia
un giorno Rilke s’approfittò di me
non denunciai, nessuno seppe mai
che di quel verso poi m’innamorai
c’è chi va via
quando restare è solo un’eresia
tribune e spettri ho frequentato mai.
II
Mentre stiamo a guardare
la morte passarci accanto
prezzoliamo l’amore
senza alcun rimorso
vendette in stallo
sparano bestemmie
colpendo a vuoto dove
non c’è più niente
mentre stiamo a guardare
chi tornerà a trovarci
– a piantumarci un fiore in mezzo agli occhi –
quando a novembre
di ghiaccio avremo neve tra le tempie
saremo già di radica coperti
e all’asta venderanno i nostri spettri?
III
Ci sarà un giorno in cui
i morti sfileranno per le strade
s’apriranno i viali
tra i guaiti delle bare
in cui i vivi presero posto
loggioni appaltati
in cambio d’un osso
privo del midollo.