La polena
Verso l’intimo per caso mi sono girato
e ho scorto in lontananza un lembo d’infinito
ho corso invano per cercare di agguantarlo
mi sono seduto vedendomi trascorso
ho scosso in me un catino ramato
non c’è acqua in fondo al pozzo
solo strascichi di fluttui carsici
che distolti dal mio guardare
riaffiorano vivaci
migro nell’avvenire e mi specchio
nello stagno livido dei miei discorsi
un vento timido spinge al largo
Il mio discreto divagare
gli stormi di certo non distanti
si innalzano all’unisono
nel cielo plumbeo i miei rimpianti
voluttuosi si destreggiano
tra il tepore forviante
di un ricordo lontano
ma appagante
sento passi in vicinanza
un peschereccio ronda ad oltranza
tra le sue reti
cerca sogni da raccontare
il marinaio mastica schegge di vita
sputate sul fondo di un ceppo morente
la polena ancor sporta al coro delle onde
si affaccia insonne ad un’altra banchina
approdo dell’animo
ombra mattutina.
Potatura secca
Oggi, nel giardino incolto del mio animo
le lacrime dei rami potati
conto
il tonfo dei ceppi mozzati
piombo.
Delle poche foglie
all’arsura ancor devote
tante ne sono cadute
aggrappandosi ai miei capelli.
Scrollandole di dosso, saluto l’estate
chimera e rimpianto
e mi cospargo d’autunno
balsamo di disincanto
e intanto
raccolte in cerchio le frasche
reclamano la salma del feticcio
trafugato al mio destino.
Scoppiettano i tizzoni
incalzati da un vento avido di catarsi
e s’involano, brandelli di scelte
immolate all’altare dell’intento.
Il fumo divampa e risplendono torbidi
i propositi accantonati alla sera
i sogni dimenticati al mattino.
Tra le ceneri
sbiadite sembianze
da altri dipinte
i contorni del nulla
sui quali cammino.
Orme di scissioni
Scrivo e muoio.
Muoio mentre scrivo.
Muoio
in
ogni
parola.
O no? Io?
Io no. Un io.
Scrivo e sono io
scrivo ed ero io.
Sono passato
ed ero presente
in un istante.
Queste parole
orme di scissioni
si illudono di perpetuarmi
opache reliquie
brillano come stelle defunte.