AA.VV.
“QUEL PROBLEMA DEL CIELO”
La poesia di Pier Luigi Bacchini
Ladolfi, 2022
.
(prossimamente disponibile sul sito della casa editrice)
.
Un grande omaggio alla poesia di Pier Luigi Bacchini, questa raccolta di saggi appena edita da Ladolfi. Nasce come pubblicazione degli atti del Convegno tenuto a Parma nel 2018 per poi raccogliere anche gli interventi di chi al convegno non potè partecipare. Grazie alla curatela di Luca Ariano e all’impegno editoriale di Giuliano Ladolfi, abbiamo dunque oggi in volume le preziose riflessioni di Amedeo Anelli, Luca Ariano, Camillo Bacchini, Alberto Bertoni, Paolo Briganti, Marzio Dall’Acqua, Giuliano Ladolfi, Daniela Marcheschi, Giuseppe Marchetti, Salvatore Ritrovato e Giovanni Ronchini.
Nella relazione di Ariano ritroveremo il “poeta scienziato” (così lo definì Garboli nel 1993) che segna la poetica di Bruno Galluccio, Corrado Calabrò, Giancarlo Baroni e di tanti delle nuove generazioni. Alberto Bertoni, nella sua relazione, illustra la levatura europea di Bacchini, la sua originale distanza da tutte le correnti artistiche e letterarie novecentesche (dal surrealismo all’ermetismo, all’avanguardia) e le affinità e differenze con Andrea Zanzotto e Gottfried Benn. Paolo Briganti si sofferma invece sui difficili rapporti del poeta con la rivista ‘Officina parmigiana’ e il suo appartarsi sin dall’esordio del 1954, andando a cercare fuori Parma sia editore (Schwarz) che prefatore (Francesco Flora); ci ritornerà nel 1981 con la raccolta Distanze fioriture edita a Parma da ‘La Pilotta’ e presentata, in copertina e postfazione, rispettivamente dai conterranei Bertolucci e Cusatelli. Briganti affronta poi nel suo articolo i contrasti metrici presenti nel poemetto Sestina ( in Scritture vegetali, 1999) e nell’antecedente poesia Il corpo (nella raccolta Visi e foglie, 1993) – ovvero la convivenza di ipermetria e verso spezzato – per arrivare infine a “l’accertamento ricognitivo d’una congerie, verbale e figurativa, organizzata in un flusso di coscienza magmatico, tutto lampi e cortocircuiti improvvisi. Maravigliosamente.” La relazione di Marco Dall’Acqua è dedicata alla creazione dell’Archivio della Letteratura presso l’Archivio di Stato di Parma, nato nel 1992 con la donazione personale di Attilio Bertolucci e man mano integrato nel tempo da molti autori, tra cui Bacchini, con propri manoscritti (il poeta è qui ricordato anche per gli incontri personali e per la sua residenza a Medesano, nelle vicinanze di Parma).
Giuliano Ladolfi da conto del segno lasciato da Pier Luigi Bacchini nella letteratura italiana del novecento. Bacchini, per Ladolfi, è l’ultimo dei grandi ad emergere dalla postmodernità e ne esce pressoché “intatto”, sempre intento alla contemplazione fiduciosa della realtà, “alla ricerca dell’unità del reale”. Scritture vegetali e Contemplazioni meccaniche e pneumatiche sono le raccolte ultime e più rappresentative di questa ricerca, che invero prosegue verso una sintesi più ampia, quella di natura e cultura. Nella relazione di Daniela Marcheschi troviamo un consuntivo molto interessante sulla poetica di Bacchini. Intanto vi si rimarca la consapevolezza di Bacchini di dover “farei i conti” con i grandi poeti del suo tempo – Pascoli e D’Annunzio in particolare – quindi si sottolinea la sua visione culturalmente aperta sui cicli vitali della natura – vegetale, animale e umano – così tra loro prossimi ed osmotici. L’analisi prosegue segnalando che per il nostro poeta la parola è propaggine del corpo e della mente e che la scienza è nostra ‘sorella’ nel quotidiano percorso di conoscenza. Il risultato è una poesia molto fisica, descrittiva, verticale, dove spazio e tempo sono coordinate fondamentali.
La relazione di Giuseppe Marchetti si sofferma sull’atipicità degli haiku di Bacchini, tutti incentrati sulla vita agreste e le sorprese del giardino mentre Giovanni Ronchini, nella sua, approfondisce la prosa di Bacchini, ovvero il romanzo L’ultima passeggiata nel parco (2003) il quale, oltre che risultare parente prossimo della sua poetica, alla fine si rivela “un’originale forma di impressionismo sperimentale” ed ” è in grado di produrre un consistente effetto di straniamento.”
L’intervento di Amedeo Anelli si incentra sulla fiaba Il bambino solo (2006), che si presta da un lato ad una lettura psicanalitica (elaborazione del lutto, domande identitarie) dall’altro a sottili rimandi letterari (Carrol, Collodi, Oldani). A Camillo Bacchini, figlio del poeta, dobbiamo il ritratto di una lunghissima relazione del padre con un’amante, che solo nell’ultima riga si rivelerà essere la Poesia. Gli interventi si chiudono con un interessante saggio di Salvatore Ritrovato – Il dilemma lirico della poesia di Bacchini – nel quale si rintracciano iniziali contatti e contaminazioni con la poesia di Bertolucci ed altri finché s’approda a un nuovo sguardo e “la poesia sfoggia il largo impiego di un lessico che tradizionalmente assegniamo alla scienza (dalla mineralogia alla botanica alla zoologia all’anatomia alla geoloia alla cosmologia)”. Ritrovato nota però che il verso di Bacchini rifugge l’assertività, tipica della filosofia e della scienza, e “dissemina dubbi e domande, che non trovano risposte, argomenta non per dimostrare ma per coinvolgere”. Senza mai sposare fino in fondo la lirica oggettiva e a-sentimentale, attento ad ascoltare il possibile riemergere del canto creaturale francescano, per Ritrovato Bacchini resta sempre sospeso nel suo personale dilemma lirico.
Antonio Fiori
.
Pier Luigi Bacchini (Parma 1927 – Medesano 2014). Dopo aver interrotto gli studi di medicina che aveva intrapreso e aver lavorato per un’azienda farmaceutica, ha esordito nel 1954 con la raccolta di poesie Dal silenzio d’un nulla. Nelle sue opere B. indaga spesso il mondo naturale: Canti familiari (1968), Distanze fioriture (1981), Visi e foglie (1993, Premio Viareggio) e Scritture vegetali (1999). Nel 2003 ha pubblicato Cerchi d’acqua, in cui si misura con la brevità della poesia giapponese, a cui hanno fatto seguito le raccolte: Contemplazioni meccaniche e pneumatiche (2005) e Canti territoriali (2009).