6.

Può bastare così

In fondo, lo aspettiamo da una vita

questo momento, e non ci pare vero

che, giunti a questo punto, non sentiamo

più niente. Cercavamo un refrigerio,

dopo l’arsura, un mestolo nel secchio

del pozzo e la parvenza di un giaciglio

dove posare il capo. Quelle corse

scomposte alla sorgente delle lacrime

hanno lasciato il segno, ma soltanto

chi c’era può saperlo. Può bastare

cosí per questo vuoto, unico frutto

della stanchezza: un frutto di stagione,

si potrà dire. È un nome che scompare

quello del melograno, o dell’alienga

che si metteva ad appassire al buio

della cantina. C’era questa voce:

che i morti la gradissero, a novembre.

Ma giunti a questo punto può bastare

cosí. Soltanto il tempo dirà come

si vive quando tutto il resto muore.

Il baricentro

Soltanto questo, forse, ci appartiene:

l’enigma senza fine della notte,

il dedalo dei passi sulle strade

di pece. Hai preso il largo nel recesso

più fitto della macchia, alla deriva

del tempo che ci umilia. Il baricentro

è ancora lí, nessuno può negarlo;

la bussola è un quadrante sbigottito

perché qualcuno adesso ha tolto l’ago:

trovi la rosa e non c’è piú la spina.

Così non sai che fartene dei venti

nella stagione inerte del grecale.

Occorre la cautela degli amanti

che accendono fiammiferi nel buio:

ci serve la vertigine del pozzo,

l’uncino dei tornanti, il miele amaro:

per vivere, o magari per provarci.

Procedere per schegge

Non per la morte, solo per la vita

si estinguerà la luce dell’ibisco

che si è incurvato al tedio dell’estate.

Cos’è questo procedere per schegge

che infiammano le notti di catrame?

Cos’è questa progenie di fantasmi

che puntano sul vizio delle carte

per vincere la sorte e condannarci

a un coro petulante di cicale?

L’estate muore, come le sterpaglie

che bruciano nei campi, presidiati

dal volo ininterrotto dei piccioni.

I giorni sono pelle di serpente

raccolta dal signore dei rottami.

Chissà che ne faremo dell’autunno,

quando verrà a picchiare sul battente,

chissà se piangerò nelle tue mani.

Tienila accesa tu quella lucerna,

non dare corpo all’ombra che rimane.