La lettera d’amore di Vermeer
Il pavimento a scacchi chiari e neri
(il nero forma a volte cupe croci)
con la sua fuga rende fermo l’attimo:
la fantesca in faccende (le pianelle,
lo spazzolone, la cesta dei panni)
ha appena consegnato alla padrona
(è goffa l’espressione di sorpresa)
in pompa magna per sembrare bella
(il volto prominente vi si oppone)
la lettera (d’amore?) interrompendo
il vago passatempo musicale.
Ma tocca a lei la gloria della luce
sul bianco della cuffia, sul nasino
graziosamente arricciato all’insù,
sul braccio abbandonato in verticale
mentre sorride e domina la scena
che vuol fare l’effimero immortale.
Calamoresca
Richiama il nome un lontano passato
quando i mori sbarcavano a razziare
senza incontrare dura resistenza
a così gran distanza dalle mura.
Dall’alto si spalanca all’improvviso
dove diradano frasche ed arbusti
dell’intricata macchia sempreverde:
un promontorio spoglio si protende
sulla sinistra, le rocce a strapiombo
fanno ala a un golfo azzurro cristallino
di tersa variegata trasparenza.
Finire gli anni
Finire gli anni è un’espressione usata
per una festa ogni anno ricorrente
da celebrare in gaia compagnia,
ma ad una certa età risuona in testa
in un significato differente:
se gli anni son finiti, non ne resta
da vivere che pochi in allegria,
per quanti ne compaia in un futuro
che la mente si finge promettente,
in attesa del colpo di mannaia.