3 poesie da Eavan Boland, Le storiche, (titolo originale The Historians) cura e traduzione di Giorgia Sensi e Andrea Sirotti, Le Lettere, 2022
Nell’aprile 2020 moriva all’improvviso la grande poeta irlandese Eavan Boland, nata a Dublino nel 1944. Pochi mesi dopo, Norton negli Stati Uniti e Carcanet in Gran Bretagna e Irlanda pubblicavano The Historians, sua ultima raccolta, che in questa traduzione italiana abbiamo declinato al femminile, Le storiche.
[…] Nei suoi quasi sessant’anni di carriera, Eavan Boland si è in effetti sempre distinta per la straordinaria capacità di intrecciare mito, storia e affetti nel tessuto di una poesia empatica, sonora e profonda permeata da un grande senso del paesaggio. Indimenticabili sono le poesie che la ritraggono giovane poeta in cerca della propria voce nell’ambito della tradizione patriarcale irlandese, quelle sulla carestia, l’emigrazione, l’esilio, le scene di vita domestica.
Giorgia Sensi
Andrea Sirotti
*
THE FIRE GILDER
She loved silver, she loved gold,
my mother. She spoke about the influence
of metals, the congruence of atoms,
the art classes where she learned
these things: think of it
she would say as she told me
to gild any surface a master craftsman
had to meld gold with mercury,
had to heat both so one was volatile,
one was not
and to do it right
had to separate them and then
burn, burn, burn mercury
until it fled and left behind
a skin of light. The only thing, she added—
but what came after that I forgot.
What she spent a lifetime forgetting
could be my subject:
the fenced-in small towns of Leinster,
the coastal villages where the language
of the sea was handed on,
phrases bruised by storms,
by shipwrecks. But isn’t.
My subject is the part wishing plays in
the way villages are made
to vanish, in the way I learned
to separate memory from knowledge,
so one was volatile, one was not
and how I started writing
burning light,
building heat until all at once
I was the fire gilder
ready to lay radiance down,
ready to decorate it happened
with it never did when
all at once I remember what it was
she said: the only thing is
it is extremely dangerous.
*
LA DORATRICE DEL FUOCO
Amava l’argento, amava l’oro,
mia madre. Parlava dell’influenza
dei metalli, della congruenza degli atomi,
delle lezioni d’arte dove imparava
queste cose: pensa
diceva mentre mi raccontava che
per dorare una superficie un mastro artigiano
doveva fondere l’oro col mercurio,
doveva scaldarli entrambi per renderne uno volatile,
l’altro no
e per farlo bene
doveva separarli e poi
bruciare, bruciare, bruciare il mercurio
finché non scappava e lasciava
una pellicina di luce. L’unica cosa, aggiungeva –
ma cosa fosse quella cosa l’ho dimenticato.
Ciò che lei passò una vita a dimenticare
potrebbe essere il mio argomento:
le cittadine cintate di Leinster,
i paesini costieri dove la lingua
del mare era tramandata,
le espressioni contuse dalle tempeste,
dai naufragi. Ma non lo è.
Il mio argomento è il ruolo che il desiderio ha
nel modo in cui i paesini vengono fatti
svanire, nel modo in cui io ho imparato
a separare memoria da conoscenza,
per renderne una volatile, l’altra no
e come ho iniziato a scrivere,
bruciando la luce,
costruendo calore finché d’un tratto
io ero la doratrice del fuoco
pronta a fissare radiosità,
pronta a decorare un è successo
con un non è mai successo quando
d’un tratto mi torna in mente
ciò che lei diceva: l’unica cosa è
che è estremamente pericoloso.
*
ANONYMOUS
She was a closed book,
a near relative.
Almost the same age
as the century.
I once heard
she carried messages,
communications, worn-
out documents,
ferrying revolt
to the far corners
of Haddington Road
and O’Connell Street.
On cold nights
when mist rolls in
from the ocean
somewhere near Clontarf
I think I see her strolling,
holding on
to a folded message,
a dispatch order.
Then I ask myself,
what is it I know?
The evening mist unfolds.
It is empty. That
is history. This
is only poetry.
*
ANONIMA
Lei era un libro chiuso,
una parente stretta.
Quasi la stessa età
del secolo.
Una volta ho sentito
che portava messaggi,
comunicazioni, logori
documenti,
traghettando la rivolta
negli angoli remoti
di Haddington Road
e O’Connell Street.
Nelle notti fredde
quando la nebbia arriva
dall’oceano
da qualche parte vicino a Clontarf
mi pare di vederla camminare,
tenendo stretto
un messaggio ripiegato
l’ordine in un dispaccio.
Allora mi chiedo,
cos’è che so io?
La nebbia della sera si dispiega.
È vuoto. Quella
è storia. Questa
è solo poesia.
*
THE HISTORIANS
Say the word history: I see
your mother, mine.
The light sober, the summer well over,
an east wind dandling leaves, rain stirring at the kerb.
Their hands are full of words.
One of them holds your father’s journal with its note
written on the day you were born.
The other my small rhymed scratchings, my fervent letters.
Before the poem ends
they will have burned them all.
Now say the word again. Summon
our island: a story that needed to be told—
the patriots still bleeding in the lithographs
when we were born. Those who wrote that story
labored to own it.
But these are women we loved.
Record-keepers with a different task.
To stop memory becoming history.
To stop words healing what should not be healed.
It is cold. The light is going.
They kneel now behind their greenhouses,
beneath whichever tree is theirs.
The leaves shift down.
Each of them puts a match to the paper.
Then they put their hands close to the flame.
They feel the first bite of the wind.
They lace their pages with fire. I finish writing.
*
LE STORICHE
Di’ la parola storia: vedo
tua madre, e la mia.
La luce sobria, l’estate finita da un pezzo,
un vento da est culla le foglie, la pioggia s’agita negli scoli.
Hanno le mani piene di parole.
Una di loro tiene il diario di tuo padre con l’appunto
scritto il giorno della tua nascita.
L’altra ha i miei scarabocchi in rima, le mie ferventi lettere.
Prima che la poesia finisca
avranno bruciato tutto.
Ora ripeti la parola. Evoca
la nostra isola: una storia che si doveva raccontare —
i patrioti che sanguinavano ancora nelle litografie
quando siamo nati. Chi ha scritto quel racconto
ha faticato per farlo suo.
Ma queste donne le abbiamo amate.
Archiviste con un compito diverso.
Impedire al ricordo di diventare storia.
Impedire alle parole di curare ciò che non va curato.
Fa freddo. La luce se ne va.
Ora s’inginocchiano dietro le loro serre,
sotto uno qualunque dei loro alberi.
Le foglie cadono lente.
Entrambe mettono un fiammifero sulla carta. Poi
avvicinano le mani alla fiamma.
Sentono il primo morso del vento.
Decorano le pagine col fuoco. Io smetto di scrivere.
*
Note bio-bibliografiche
Nata a Dublino nel 1944, Eavan Boland ha studiato in Irlanda, Londra, New York. Ha insegnato a Trinity College e University College Dublin, Bowdoin College nel Maine, e all’Università dello Iowa. È stata Mabury Knapp Professor in the Humanities alla Stanford University, California. Il suo primo libro è stato pubblicato nel 1967. Sue successive raccolte includono The Journey and other poems, 1987; Night Feed, 1982; The Lost Land, 1998; Code, 2001. Si citano inoltre, New Collected Poems, 2005; Domestic Violence, 2007; The Historians (2020) pubblicato postumo.
Nel 1995 pubblica un’opera in prosa, una sorta di ‘biographia literaria’, Object Lessons: The Life of the Woman and the Poet in Our Time. Ha spesso pubblicato poesie e saggi su The New Yorker, The Atlantic, Kenyon Review e American Poetry Review, e ha collaborato regolarmente con The Irish Times. È morta a Dublino il 27 aprile 2020.
Bibliografia
23 Poems. Dublin: Gallagher, 1962.
Autumn Essay. Dublin: Gallagher, 1963.
Eavan Boland Poetry/Prose Joseph O’Malley. Dublin: Gallagher, 1963.
New Territory. Dublin: Allen Figgis, 1967.
W.B. Yeats and His World. With Micheál Mac Liammóir. London: Thames, 1971; New York: Thames & Hudson, 1998.
The War Horse. London: Victor Gollancz, 1975.
In Her Own Image. Dublin: Arlen House, 1980.
Introducing Eavan Boland. Princeton, NJ: Ontario Review P, 1981.
Night Feed. Dublin: Arlen House, 1982. Ristampa: Manchester: Carcanet Press, 1994.
The Journey and Other Poems. Dublin: Arlen House, 1986; Manchester: Carcanet Press, 1987.
Selected Poems. Manchester: Carcanet Press, 1989.
Outside History. Manchester: Carcanet Press, 1990.
Outside History: Selected Poems 1980–1990. New York: Norton, 1990.
In a Time of Violence. New York: Norton, 1994; Manchester: Carcanet, 1994.
Collected Poems. Manchester: Carcanet Press, 1995.
Object Lessons: The Life of the Woman and the Poet in Our Time. New York: Norton, 1995; Manchester: Carcanet Press, 1995.
Penguin Modern Poets: Carol Ann Duffy, Vicki Feaver, Eavan Boland. London: Penguin, 1995.
An Origin Like Water: Collected Poems 1967–1987. New York: Norton, 1996. The Lost Land. Manchester: Carcanet Press, 1998.
The Lost Land: Poems. New York: Norton, 1998.
The Making of a Poem: A Norton Anthology of Poetic Forms. Ed. Eavan Boland and Mark Strand. New York: Norton, 2000.
Against Love Poetry. New York: Norton, 2001.
Code. Manchester: Carcanet Press, 2001.
Three Irish Poets: An Anthology: Eavan Boland, Paula Meehan, Mary O’Malley. Ed. Eavan Boland. Manchester: Carcanet Press, 2003.
After Every War: Twentieth-Century Women Poets. Trad. Eavan Boland. Princeton, NJ: Princeton UP, 2004.
New Collected Poems. Manchester: Carcanet Press, 2005.
Domestic Violence. Manchester: Carcanet Press, 2007; New York: Norton, 2007.
Irish Writers on Writing (The Writer’s World). San Antonio: Trinity, 2007.
Selected Poems by Charlotte Mew. Ed. Manchester: Carcanet Press, 2008.
New Collected Poems. New York: Norton, 2008.
The Making of a Sonnet: A Norton Anthology. Ed. with Edward Hirsch. New York: Norton, 2008.
The Historians, Carcanet 2020
Eavan Boland in Italia