
Mese: Febbraio 2019


(deComporre edizioni, 2013)
Lettura di Clery Celeste
La poesia di Nino Iacovella nel suo “Latitudini delle braccia” (deComporre edizioni, 2013) è una poesia che viene dal sangue. Dal sangue come memoria genetica, come memoria emotiva e collettiva. Siamo quello che altri sono stati prima di noi: ce lo vogliamo dimenticare, vogliamo crederci unici e capaci di andare avanti, vedere solo presente e futuro prossimo. Il trauma è insieme ferita e movimento, il trauma dei nostri avi si muove dentro di noi, viene pulsato e distribuito lungo tutto il nostro corpo. Non può essere dimenticato. Nino Iacovella fa esattamente questo procedimento: trova la cellula del dolore e la fa uscire, le dà un nome, una forma, una collocazione. La rende sua e attraverso la scrittura la rende anche nostra, ci ricorda che siamo ciò che c’è stato prima e che il passato ci appartiene.
Latitudini delle braccia è un ottimo esempio di quella che si definisce poesia sociale; il nodo centrale del libro viene teso tra due estremi che comunicano, Iacovella ci racconta le tragedie taciute della seconda guerra mondiale e il disagio attuale di una società priva di comunicazione, dove le cose prendono il sopravvento su tutto. Si arriva a confondersi con esse, a non capire più i confini tra un movimento automatico delle scale mobili e il movimento della cassa toracica per respirare.
Doris Emilia Bragagnini
“CLAUSTROFONIA - sfarfallii - armati - sottoluce”
(Ladolfi Editore 2018)
“CLAUSTROFONIA - sfarfallii - armati - sottoluce”
(Ladolfi Editore 2018)
Lettura di Annamaria Ferramosca
Da tutte le pagine ho sentito emergere un dolore lontano e pure ricorrente, un profondissimo male del vivere che investe sguardo e ascolto, e si restituisce all’esterno versando amarezza e ironia sul senso del tutto.
In apertura vi è infatti un muro, e di contro la triade lessicale sfarfallii - armati- sottoluce. Dunque si evocano subito moti di risposta (della psiche e della poesia) ad ogni contrafforte eretto della disumanità. Sono moti leggeri, ma pronti a vorticare perfino con armi, e angoli d’ombra, come riflessi dello sperdimento, ma anche del sogno.
Ma subito si apre un universo di immagini concitate dalla realtà e da un’interiorità squassata, e insieme dalla natura e dall’arte (Merisi, Tchaikovski), a dire che si sta scivolando in altre atmosfere, su infiniti altri codici da decrittare. Sono voci di pleniluni, o di piccoli animali come tartarughe e farfalle, che tracciano un cammino mai ovvio, mai prevedibile. E seguendo questo affabulare dal lessico insolito, fascinoso, spiazzante e visionario, si comprende una fiera volontà sottesa di combattere ogni ordine, ogni banalità e le tante derive insipienti e nauseabonde dell’oggi.

María Dolores Guadarrama Orozco (Cuauhtémoc, Chihuahua, Messico,1958) è stata recentemente premiata dal governo del suo stato nell’ambito di LITERATURA DEL SEPTENTRIÓN, nella città di Chihuahua, l’8 marzo del 2018. Insignita della medaglia d’oro della Casa del Poeta Peruviano, sponsorizzata dall’Università Nazionale di Lima nel 2010. Premio Nazionale delle conferenze bilingui di San Miguel de Allende, Guanajuato, Messico, 2011. Borsa di studio David Alfaro Siqueiros, del Fondo Nazionale per la cultura e le arti, Instituto Chihuahuense della Cultura, 2012. Premio Guajama 2014, al Festival Internazionale di Puerto Rico.
La sua opera è stata tradotta in francese, portoghese, persiano e inglese.
a pubblicato i seguenti libri:l frágil sonido del silencio (2013), antologia poetica tradotta in francese, Ediciones Alondra, Quebec, Canadà.
Paisajes del alma (2013), libro d’arte, in collaborazione con l’artista plastica cilena Verónica Leiton.
Ciego instinto (2010), traduzione in inglese, Ediciones La ovejita de papel, New York.
Tierra Norte (2014), Collana di autori chihuahuensi, Instituto chihuahuense della cultura.
Rumor de incendio (2016), Editorial Cuadernos Negros, Calarcá, Colombia.
Sangrar el trigo (1996), Onomatopeya Editores, Messico.
Febrero se cuelga por mis ojos (2002), Ichicul Conaculta, Messico.
Hipérboles para una arpía (2003), Carteles Editores (Oaxaca), Messico.
Molinos de viento (1994), Università Autonoma di Chihuahua, UACH, Collana “Flor de arena”.
Sarah Stefanutti è una poetessa, ricercatrice ed artista fiorentina, che attualmente vive tra Berlino e Firenze. Fin dalla giovanissima età, la sua curiosità per la diversità culturale la spinge a risiedere in diversi paesi europei ed intraprendere viaggi affascinanti che nutriranno la sua indole cosmopolita e che faranno da sfondo al suo immaginario poetico. Dopo essersi laureata all’Università di Oxford con lode, nel 2010 esordisce con la silloge Parole attraverso l’Europa (Albatros) ed è segnalata per merito al concorso internazionale di poesia Jacques Prévert. Nel 2017 risulta tra i cinque finalisti al Premio Mario Luzi con la silloge Confini, per la sezione di poesia nascente. La raccolta poetica Confini sarà poi pubblicata da Giuliano Ladolfi editore nel gennaio del 2018 e risulterà nella rosa dei finalisti alla XXXVI edizione del prestigioso Premio Firenze 2018, sotto l’alto patronato del Parlamento Europeo. Il suo attuale lavoro artistico consiste nel fondere linguaggio poetico e fotografico.

Marco Vidal González (Sanlúcar de Barrameda-Spain, 1995) è laureato in Lingue e letterature moderne con una menzione in lingue slave presso l'Università di Granada. Lavora presso l'Istituto Cervantes di Sofia, la città in cui vive dal 2017. Nel 2018 è stato premiato al concorso "Worlds and Colors" organizzato dall'Associazione dei giornalisti spagnoli di lingua bulgara per il suo blog letterario The Bulgarian Turtle, in cui scrive articoli sul linguaggio, e sulla letteratura e cultura bulgara. Le sue poesie sono state pubblicate sulla rivista letteraria bulgara "???? ???????? ??????" (New social poetry). Traduce poesie dal bulgaro e dal macedone in spagnolo.
Eleonora Rimolo (Salerno, 1991), laureata in Lettere Classiche e in Filologia Moderna, è dottoranda in Studi Letterari presso l’Università di Salerno. Ha pubblicato il romanzo epistolare Amare le parole (Lite Editions, 2013) e le raccolte poetiche Dell’assenza e della presenza (Matisklo, 2013), La resa dei giorni (Alter Ego, 2015 – Premio Giovani Europa in Versi) e Temeraria gioia (Ladolfi, 2017 – Premio Pascoli “L’ora di Barga”, Premio Civetta di Minerva). “La terra originale” è il suo ultimo libro di poesie, uscito nel 2018 per la collana Gialla di Pordenonelegge-Lietocolle, con prefazione di Giancarlo Pontiggia (Premio Minturnae - Ornella Valerio). Con alcuni inediti ha vinto il Primo Premio Ossi di seppia (Taggia, 2017) e il Primo Premio Città di Conza (Avellino 2018). È Direttore per la sezione online della rivista Atelier.
Dana Szeflan Bell, Danusia – La storia di una bambina sopravvissuta – (traduzione di Francesco Todaro), Borgomanero (NO), Giuliano Ladolfi...
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