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Mese: Agosto 2018

Poesia italiana

Giochiamo che io sono un profugo. In risposta a La Lettura/Corriere della Sera del 18 agosto 2018 (di Fabiano Alborghetti)

39403787 285544388901121 1640337895417970688 n"A sei poeti abbiamo chiesto di immaginare le vite di sei profughi. Per dare voce a chi non ce l’ha più". Questo è apparso a tutta pagina su La Lettura (Corriere della Sera) il 18 agosto 2018: un articolo a firma di Cristina Taglietti che titola “Dormono in terre e mari stranieri. La Spoon River dei migranti” e dove, partendo dall’omonima raccolta di Edgar Lee Masters (che narrò le storie dietro i nomi di un cimitero di campagna), si circumnaviga (facendo turismo nel dolore) il disastro delle migrazioni e degli sbarchi. 
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Murid Al-Barghuthi – da Mezzanotte e altre poesie (Traduzione dall’arabo di Angela Mainini)

BARGHUTHIMurid al-Barghuthi nasce nel 1944 a Dayr Ghassani, vicino a Ramallah, oggi capitale de facto della Palestina situata nel West Bank. A metà anni ’60 si trasferisce al Cairo per gli studi e durante l’ultimo anno di college inizia il suo esilio: la Guerra dei Sei Giorni del 1967 con la successiva occupazione israeliana del West Bank gli impedirà di tornare in Palestina, che rivedrà solo nel 1996. Finita la guerra, per quattro anni insegna all’Università in Kuwait, e parallelamente iniziano a comparire su riviste egiziane e libanesi le sue opere in versi. Nel 1970 sposa la scrittrice e critica egiziana Radwa Ashour, conosciuta negli anni del college, con cui avrà un figlio, Tamim, nel 1977. Le loro vite, però, rimangono a lungo divise tra il Cairo, dove Radwa insegna all’Università e da cui Murid fu esiliato nel 1977, e Budapest, dove Murid fu rappresentante dell’OLP per qualche anno. Dal 1972 pubblica tredici raccolte di poesie e due romanzi, per il primo dei quali, Ho visto Ramallah (Illisso, 2005), gli fu assegnato il prestigioso premio Naguib Mahfouz nel 1997.

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Karel Šebek – Inediti (Traduzione dal ceco di Antonio Parente)

sebek Karel Šebek è nato a Vrchlabí il 3 aprile 1941. È poeta e collagista, ma anche autore di testi teatrali e in prosa. Le sue poesie sono apparse su varie riviste e antologie ceche e francesi (“La Crécelle Noire”, “Camouflage” e “Melog”, Le surréalisme en Tchéchoslovaquie). In Italia, alcune sue poesie sono state pubblicate sulle riviste “Hebenon”, “Poesia” e “La clessidra”. Ha lavorato come postino e barelliere, e dalla fine degli anni ’60 è stato internato in vari istituti psichiatrici, in uno dei quali ha conosciuto, negli anni ’80, la dottoressa Eva Válková, assieme alla quale ha poi scritto molte poesie. Šebek è improvvisamente sparito nell’aprile 1995, e di lui non si sono più avute notizie. Molti credono che alla fine “si sia avverato il suo sogno di bambino, il suicidio” (P. ?ezníc?ek), o che sia stato addirittura ucciso (“dal momento che il suo corpo non è mai stato ritrovato”, P. Král). Eva Válková ricorda come Šebek, poco prima della sua sparizione, diceva di voler visitare Parigi. Ha pubblicato le raccolte Ruce vzh?ru (Mani in alto, 1990), Probud se and?li, peklo spí (Svegliati angelo, l’inferno dorme, 1994), Ani hlt motýla (Neanche un sorso di farfalla, insieme con Eva Válková, 1995), Dívej se do tmy, je tak barevná (Guarda nel buio, com’è variopinto, 1996; trad. it. Il ponte del sale 2007). Nel 2015 è uscita, per i tipi Mimesis-Hebenon, l’antologia di suoi scritti inediti 3 x nulla, a cura di P. Král nella traduzione di Antonio Parente.
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